Foreign Affairs Minister and President-designate of COP21 Laurent Fabius (C), raises hands with Secretary General of the United Nations Ban Ki Moon (2-L) and France's President Francois Hollande (R) after adoption of a historic global warming pact at the COP21 Climate Conference in Le Bourget, north of Paris, on December 12, 2015. Envoys from 195 nations on December 12 adopted to cheers and tears a historic accord to stop global warming, which threatens humanity with rising seas and worsening droughts, floods and storms. AFP PHOTO / FRANCOIS GUILLOT / AFP / FRANCOIS GUILLOT        (Photo credit should read FRANCOIS GUILLOT/AFP/Getty Images)
La soddisfazione dopo l’accordo

A conclusione del vertice di Parigi del novembre scorso, denominato Cop21, gli stati partecipanti hanno sottoscritto un accordo che prevede impegni importanti per la riduzione dell’impatto delle azioni umane sul clima della terra.

L’accordo entrerà in vigore nel 2020 dopo che almeno 55 paesi che rappresentano il 55% delle emissioni dei gas climalteranti lo avranno ratificato.

Il metodo utilizzato per definire l’accordo è stato innovativo: ciascuno stato ha inviato le proprie proposte di azioni a sostegno del clima prima della Conferenza e queste sono state poi negoziate e recepite.

L’accordo si prefigge lo scopo di limitare l’aumento della temperatura a massimo 2 gradi rispetto ai valori dell’era preindustriale, anche se gli impegni ad oggi indicati non consentono verosimilmente di arrivare a questo valore.

L’accordo tuttavia definisce un sistema in divenire che prevede successivi momenti di verifica e l’invito agli stati ad indicare ulteriori azioni finalizzate alla diminuzione dell’aumento della temperatura.

I negoziati sono durati 12 giorni e la Conferenza si è conclusa con un accordo storico che tiene in considerazione le esigenze dei diversi stati specificando che quelli più industrializzati dovranno farsi carico maggiormente delle spese del processo di trasformazione del sistema produttivo ed energetico. L’accordo dà il via a un meccanismo di rimborsi per compensare le perdite finanziarie causate dai cambiamenti climatici nei paesi più vulnerabili geograficamente, che spesso sono anche i più poveri.
Viene inoltre stabilito l’obiettivo di raggiungere la “neutralità” delle emissioni (ovvero, il raggiungimento di una compensazione tra emissioni e rimozioni di gas serra anche attraverso sistemi di assorbimento – come le foreste – emissioni nette zero) nella seconda metà del secolo.

A Venezia, a seguito della marcia per il clima del 29 novembre scorso, è sorto un movimento che vuole continuare a tenere alta l’attenzione sul tema del clima che ha prodotto il documento consistente nella traduzione, non ufficiale, dell’accordo e in una guida alla sua lettura.

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